Il giradischi, questa eterna storia musicale. Una inedita storia, romantica e spesso nostalgica, attorno – se ci pensate – ad un semplice supporto tecnologico. Come potrebbe essere il frigorifero o la lavastoviglie.
Ovviamente il fascino del giradischi è direttamente proporzionale alla storia che rappresenta nella storia della musica del vinile. Una parola che, come sappiamo benissimo, nel mondo della dance è centrale. E, per molti, intoccabile.
Nati nella seconda metà del 1800, durarono fino alla fine degli anni ’80, epoca in cui sul mercato arrivò il mai-tanto-amato Compact Disk. Ad oggi i dati di vendita dei vinili sono contrastanti, ma se si considera il mercato americano, la parabola di crescita è impressionante. Nel percorso evolutivo ci sono stati vari picchi, il più clamoroso è quello del 1993 in cui si raggiunse quasi la “chiusura” totale delle vendite.
Stando alle ricerche Nielsen, già nel 2008 si vendevano più vinili che nei 15 anni precedenti. E questa crescita continua inesorabilmente. Nel 2014, The Endless River, l’ultimo album dei Pink Floyd, è stato il vinile con la maggior velocità di vendita dal 1997. Il segnale più importante è la scelta di artisti come Daft Punk, Air, Adele ed Ed Sheeran di pubblicare i rispettivi dischi prima in vinile che in altri supporti, e ovviamente molto prima delle piattaforme di streaming.
Chiudiamo l’infinito discorso con un dato reale: nel 2015 nel Regno Unito si sono venduti 2,1 milioni di vinili, e addirittura 11,9 milioni negli Stati Uniti. Il resto sono discorsi sul futuro, che già per il fatto di essere “discorsi” non diventano quasi mai il futuro. Ma solo la solita pessimistica visione del presente.
[ Fonte: Wired ]